La piccola chiesa è situata sulla riva sinistra del Natisone, nei pressi del ponte del Diavolo; è arretrata rispetto al limite della strada, sul fondo di un ampio sagrato sollevato che, proseguendo lentamente affianco alla chiesa, conduce al fiume.
Il nucleo è già ricordato nel trecento come importante luogo di presidio militare longobardo.
Nel 1661 sul sagrato vengono rinvenute tombe longobarde molto ricche, in virtù dell’importanza che il luogo sembra aver avuto durante il ducato longobardo, nel settecento viene trasportata qui l’ara del duca Ratchis, che era sempre rimasta all’interno del battistero di Callisto (denominato nel 1458, quando viene eretta la nuova fabbrica del Duomo). L’ara di Ratchis rimane nella chiesa di San Martino sino al 1940.
L’edificio e l’intero complesso subiscono forti rimaneggiamenti nel seicento e verso la metà del secolo XVIII quei lavori (attribuiti a Domenico e Francesco Schiavi) determinano l’aspetto odierno.
Una semplice facciata intonacata, tripartita da quattro lesene emergenti da blocchi basamentali in pietra piasentina e sormontate da un antico timpano, ampio quanto l’intera superficie del prospetto.
Il portale d’ingresso anch’esso incorniciato in pietra piasentina, è superiormente concluso da un timpano ad arco; sull’architrave è incisa la data 1782.
I muri perimetrali ed il campanile attiguo, a base quadrata, sono in pietrame a vista. Coevi risultano l’ampliamento del coro, il rifacimento del soffitto e degli altri altari in marmo.
La sagrestia, un tempo abbellita da affreschi di Francesco Chiarottini, è arredata con mobili realizzati verso la fine del settecento da Matteo Deganutti.